Perché invecchiamo? La spiegazione della scienza

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Perché il nostro corpo cambia, si indebolisce e, alla fine, smette di funzionare? L’invecchiamento è un processo naturale che la scienza sta cercando di comprendere sempre più a fondo, tra genetica, biologia cellulare e stile di vita

Perché si invecchia e, inevitabilmente, si muore? Una domanda antica a cui da sempre l’umanità ha cercato di dare una risposta, eppure solo negli ultimi decenni la scienza ha iniziato a rispondere con una certa precisione. Invecchiare non è un errore della natura, ma una conseguenza dell’evoluzione… una sorta di obsolescenza programmata. La biologia infatti ci dice che il corpo umano è progettato per la sopravvivenza e la riproduzione, non per l’immortalità.

L’inizio del decadimento fisico

Tanto per cominciare, partiamo con lo specificare che l’invecchiamento consiste in un processo di degenerazione che coinvolge organi, tessuti e cellule e che conduce al periodo finale del ciclo vitale, caratterizzato da un progressivo indebolimento dell’organismo nel suo insieme e dal rallentamento delle funzioni fisiologiche.  

Ma a che età inizia il decadimento fisico? Il nostro corpo in realtà comincia ad invecchiare prima di quanto si pensi! Il picco della forma fisica, in media, si raggiunge intorno ai 25-30 anni e da quel momento in poi iniziano i primi segni di decadimento, spesso impercettibili: la pelle perde elasticità, i muscoli iniziano lentamente a ridurre massa e forza, il metabolismo rallenta. Non è un processo improvviso, ma lento e graduale.

Dai 40 anni in poi, questi cambiamenti diventano più evidenti e, verso i 60-70 anni, il corpo mostra segni chiari di invecchiamento sistemico: l’organismo incorre man, mano in processi irreversibili, che conducono le cellule a smettere di riprodursi, gli organi a diventare meno efficienti e i tessuti ad atrofizzarsi. Inoltre, aumenta il rischio di patologie che conducono nel tempo al decesso.

Invecchiamento: il ruolo dei telomeri

Uno dei meccanismi biologici più studiati che la scienza ha identificato nel processo di invecchiamento riguarda i telomeri: piccole strutture di protezione poste alle estremità dei cromosomi, presenti in ogni cellula del nostro corpo. Si tratta di sequenze di DNA ripetute molte volte, che funzionano un po’ come i puntali dei lacci delle scarpe: servono a proteggere il materiale genetico da usura e danni durante le divisioni cellulari.

Ma i telomeri non fanno solo da scudo: agiscono anche come un contatore interno, che registra quante volte una cellula si è divisa. A ogni divisione, i telomeri si accorciano un po’ di più. Questo vale per tutte le cellule, anche per quelle del sistema immunitario, che ci difendono da virus e batteri. Quando i telomeri diventano troppo corti, la cellula entra in una fase chiamata senescenza, in cui smette di replicarsi: smette di rispondere alla miriade di segnali che prima ne stimolava la crescita, si arresta in modo permanente e va incontro a cambiamenti morfologici e molecolari caratteristici, attivando il processo di eliminazione da parte del sistema immunitario, ma quando questo non funziona più in modo efficace, si arriva all’insorgenza di infezioni croniche, malattie tumorali e morte.

Questo meccanismo con il tempo porta a un accumulo di cellule dette “zombie” ed è per questo che l’usura dei telomeri è considerata uno dei principali segni dell’invecchiamento a livello cellulare.

Perché le persone invecchiano in modo diverso

Una domanda frequente è: perché alcune persone invecchiano meglio di altre? Non tutte le vecchie – o i vecchi – invecchiano allo stesso modo. I motivi sono molteplici e vanno cercati in una combinazione di fattori genetici, ambientali e comportamentali che influiscono sulla velocità dell’invecchiamento.

Inoltre, le donne e gli uomini invecchiano in modo diverso: ormoni come estrogeni e testosterone modulano in modo distinto i processi di invecchiamento, e la menopausa è una tappa significativa per il corpo femminile: statisticamente, le donne vivono più a lungo, anche se con maggiore probabilità di sviluppare malattie croniche.

Il patrimonio genetico gioca certamente un ruolo chiave: alcune persone ereditano versioni dei geni che rallentano il deterioramento cellulare, così come altre ereditano la predisposizione a determinate malattie. 

Ma anche se i geni contano, non è solo il DNA a decidere come invecchiamo. Un numero sempre maggiore di studi scientifici dimostra che gli stili di vita che dettano le abitudini quotidiane hanno un peso enorme sulla velocità con cui il corpo e la mente invecchiano. In particolare, tre fattori si rivelano fondamentali: attività fisica, alimentazione e relazioni sociali.

L’attività fisica, anche se moderata, è tra i più potenti farmaci naturali contro l’invecchiamento: camminare ogni giorno, fare esercizi di resistenza o semplicemente mantenersi attivi aiuta a conservare la massa muscolare, la flessibilità e l’equilibrio. Inoltre il movimento stimola il cervello, riduce infiammazioni e rafforza il sistema immunitario. Insomma, le persone che restano fisicamente attive tendono a sviluppare meno malattie croniche e a mantenere più a lungo la loro autonomia.

Un’altra alleata preziosa è l’alimentazione: una dieta equilibrata e variegata, ricca di frutta, verdura, legumi, cereali integrali e grassi buoni (come l’olio d’oliva o il pesce azzurro), fornisce antiossidanti e nutrienti che proteggono le cellule dallo stress ossidativo. Al contrario, un’alimentazione ricca di zuccheri, cibi processati e grassi saturi accelera l’infiammazione e favorisce il decadimento fisico e cognitivo.

Spesso trascurata, ma fondamentale, è infine la socialità: le persone che mantengono relazioni affettive, amicizie, contatti con la comunità o semplicemente continuano a interagire con gli altri, mostrano un rischio minore di depressione, declino cognitivo e mortalità precoce. Stesso discorso vale per l’esposizione alla bellezza: godersi un panorama, una passeggiata in spiaggia, visitare mostre, viaggiare… tutto concorre ad una vita piena e sana. La solitudine cronica, invece, è stata paragonata dagli esperti a fattori di rischio come il fumo o l’obesità.

Invecchiare: una condanna o una conquista?

Infine, è importante ricordare che l’invecchiamento è anche il risultato di un successo: vivere abbastanza a lungo da invecchiare è una conquista della medicina moderna. La morte, per quanto inevitabile, è stata rimandata di molto nel tempo rispetto al passato. L’obiettivo della scienza oggi non è tanto evitare l’invecchiamento quanto invecchiare bene, in salute e in dignità.

Paola Greco

Immagine di apertura: Ravi Patel su Unsplash