Gli animali più velenosi in Italia

Non solo vipere, ragni violino e tracine: anche in Italia sono presenti animali velenosi, che è bene saper riconoscere ed evitare. Ecco quali sono.
L’Italia con la sua ricchissima biodiversità - pur non essendo un territorio noto per animali letali come Australia o Amazzonia - ospita comunque alcune specie velenose che è utile conoscere, specialmente per escursionisti, amanti del mare e per chi vive a contatto con la natura. Sebbene i casi mortali siano estremamente rari, ci sono animali il cui veleno può causare gravi conseguenze, specialmente nei soggetti allergici, nei bambini o negli anziani.
E allora, vediamo nel dettaglio quali sono gli animali più pericolosi in Italia per il loro veleno.
1. Ragno violino (Loxosceles rufescens)
- Pericolosità: Alta
Si tratta di un piccolo ragno di color bruno arancio – tendente al marrone da adulti - con le zampe completamente estese: il suo nome deriva da un disegno sull’addome che ricorda la forma di un violino. È tra le specie di ragno più temute, sia in Europa che in Italia dove è diffuso un po' in tutte le regioni.
Per quanto prediliga spesso la fuga all’attacco preventivo, se costretto morde ed il suo veleno è in grado di ulcerare la pelle e provocare forti dolori. Inoltre può causare nausea, diarrea e perdita dei sensi causata dal dolore. Il pericolo maggiore risiede nello sviluppare gangrene e infezioni, soprattutto nei soggetti sensibili al veleno dei ragni o ai soggetti diabetici o che presentano disturbi cardio-circolatori.
2. Vedova nera mediterranea (Latrodectus tredecimguttatus)
- Pericolosità: Alta
Conosciuta anche come “malmignatta”, da non confondersi con la più famosa e mortale vedova nera americana. Il suo nome deriva dal fatto che, una volta terminato l’accoppiamento, la femmina uccida il maschio per cibarsene. È di colore nero con macchie rosse sul dorso ed è la seconda specie di ragno velenoso in Italia – tanto da avere interesse sanitario nazionale - e tra i più temuti in Europa.
Vive principalmente nelle campagne del Sud Italia (Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia), ma è presente anche nelle Marche, in Toscana, Lazio, Liguria e Sardegna. Il morso della vedova nera può causare sintomi molto dolorosi: crampi addominali, nausea, attacchi di vomito, diarrea, eccessiva sudorazione, attacchi di febbre alta con cefalea a grappolo, e, nei casi più gravi, si può arrivare a perdere i sensi, ad avere episodi di asma, eruzioni cutanee pruriginose, erezioni e minzioni dolorose.
Benchè il suo morso non sia quasi mai letale, è certamente più pericoloso per bambini, anziani e soggetti fragili. Bisogna comunque stare tranquilli perché attacca solo se provocata e nella maggior parte dei casi si ha solo un bozzo nella zona del morso.
3. Vipera
- Pericolosità: Moderata-Alta
Diffusa in tutta Italia, è l’unico serpente veramente velenoso del nostro Paese. Ne abbiamo ben 5 specie differenti, tutte pericolose e molto simili tra loro: la più pericolosa in assoluto è la Vipera ammodytes (meglio conosciuta come la Vipera del corno, presente nel Friuli Venezia Giulia e Veneto), abbiamo poi la più comune, la Vipera aspis (presente in tutte le regioni ad eccezione della Sardegna), la Vipera berus (presente sul versante italiano delle Alpi centrali), la Vipera ursinii (diffusa nell'Appennino Centrale) e la Vipera walser (una specie rara presente nella zona di Biella e nell'alta Valsesia, nelle Alpi occidentali).
Sono facilmente riconoscibili rispetto agli altri serpenti presenti in Italia, grazie alla caratteristica pupilla verticale, assente in tutte le altre specie di serpenti sul territorio e presentano un corpo tozzo che termina con una tipica testa triangolare. La specie più comune, l'aspis, ha inoltre una pelle particolarmente riconoscibile, per via delle macchie e del suo colore bruno-arancione intenso. Infine, le vipere presentano, a differenza delle altre specie italiane non velenose, due canini molto lunghi, che sono facilmente visibili nell'impronta del morso: si tratta dei denti che inoculano il veleno e per questo sono più grossi rispetto agli altri.
Per quanto il loro veleno non risulti letale per l'uomo adulto, può portare a delle complicazioni anche gravi: il pericolo maggiore in caso di morso lo corrono i bambini e gli anziani, ma va considerato che può capitare anche che non iniettino veleno in quanto potrebbero non averne accumulato nelle ghiandole preposte.
Gli effetti rimangono comunque abbastanza spiacevoli, persistenti e fastidiosi da gestire. Essi vanno da un dolore generalizzato con una presenza di edema nel punto in cui è avvenuto il morso a cianosi ed ecchimosi, ma anche a linfangite e a gravi reazioni allergiche. Nei casi più gravi portano a cefalea, nausea, vomito e a dolori addominali, che inducono il soggetto colpito a frequenti attacchi di diarrea come a depressione cardiocircolatoria, ipotensione e shock. I soggetti più sensibili, infine, vanno incontro ad alterazioni della coagulazione, che possono essere molto gravi per via della formazione di trombi. Per quanto velenose, queste specie però attaccano solo se provocate o calpestate, prediligendo più frequentemente la fuga rispetto all'attacco.
4.Tracina o pesce ragno (Trachinus araneus)
- Pericolosità: Moderata
La famiglia Trachinidae comprende nove specie di pesci d'acqua salata, di cui ben otto sono presenti all'interno del bacino del Mediterraneo. La specie più temuta in assoluto è la Tracina drago (Trachinus draco), inserita fra le specie più pericolose del Mediterraneo, in quanto, come le altre specie della famiglia, dispone di aculei molto affilati lungo il dorso, che a loro volta presentano delle piccole ghiandole velenifere, usate a scopo difensivo.
Questi pesci stazionano prevalentemente vicino la costa, sulle spiagge sabbiose di buona parte dell'Italia, cosa che li rende una delle più sgradite sorprese in cui si può incorrere mentre si fa un semplice bagno in mare.
Essendo animali di fondale, si muovono pochissimo e spesso decidono di nascondersi sotto la sabbia, in attesa di catturare qualche preda. Proprio a seguito del fatto che attendono in agguato le proprie piccole prede, spuntando fuori dal nascondiglio come aracnidi, questi animali sono noti anche col nome di “pesci ragno”.
Il pericolo per l’uomo consiste nel fatto che, essendo anche mimetizzati nella sabbia, è molto semplice poggiarci erroneamente un piede sopra, proprio dove sono i suoi temuti aculei, il cui veleno è fra i più dolorosi in assoluto, benchè non letale. Tra i suoi effetti più comuni, infatti, si riscontra un dolore molto intenso, che con il passare del tempo cresce per intensità e livello, con un bruciore profondo che si irradia dalla ferita lungo tutto l'arto colpito, fino eventualmente all'inguine o all'ascella. Nei casi più gravi, al dolore si aggiungono nausea e vomito, accompagnati da tremori, perdita di conoscenza e frequenti giramenti di testa, che durano circa 24/36 ore. Per difendersi, si consiglia di indossare delle scarpette da mare durante il bagno oppure, in caso di puntura, può dare sollievo mettere il piede colpito sotto la sabbia o sopra i ciottoli caldi, in quanto il veleno è sensibile al calore e perde le sue proprietà tossiche con l’aumentare della temperatura.
5. La caravella portoghese (Physalia physalis)
- Pericolosità: Alta
La caravella portoghese è simile alle classiche meduse, con le quali viene spesso scambiata: in realtà si tratta di un organismo gelatinoso coloniale formato da tanti piccoli individui strettamente interdipendenti.
Dotata di una spettacolare "vela" galleggiante trasparente e colorata di blu o viola, la caravella può apparire affascinante, ma i suoi tentacoli velenosi, lunghi fino a 50 metri, la rendono estremamente pericolosa, tanto da essere ritenuto fra invertebrati più temibili.
Presente soprattutto negli oceani tropicali e subtropicali, negli ultimi anni è stata avvistata anche nel Mar Mediterraneo (comprese le coste della Sicilia e della Sardegna), probabilmente a causa del riscaldamento delle acque. I suoi tentacoli contengono numerose cellule urticanti in grado di paralizzare pesci e causare ustioni dolorose nell’uomo, simili a frustate. In alcuni casi si sono registrati anche sintomi sistemici più gravi quali shock anafilattico, difficoltà respiratorie, febbre, e in rari casi anche la morte.
Un dettaglio inquietante è che anche gli esemplari spiaggiati o morti rimangono comunque pericolosi: i tentacoli continuano a rilasciare veleno anche dopo diverse ore, tanto che è una delle poche specie marine il cui ritrovamento può portare alla chiusura delle spiagge. È quindi fondamentale non toccarla e segnalare la sua presenza alle autorità locali.
Paola Greco
Foto di apertura: Maurizio.amendolia, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons